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Essere vegetariani è anche questione di genetica

di Sara Carmignani

Diritti riservati: https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/10/16/news/vegetariani_genetica_dieta_vegan-417458708/

Tre geni, due dei quali sarebbero coinvolti nel metabolismo dei grassi, sembrano essere associati alla capacità di attenersi o meno a una dieta strettamente vegetariana

Essere vegetariani sembra avere a che fare, almeno in parte, con quanto sta scritto nel nostro DNA. Certo, la scelta della propria alimentazione ha spesso a che vedere con motivazioni etiche, religiose o magari legate allo stato di salute, ma sembra che anche i geni facciano la loro parte, specialmente per quanto riguarda il fatto di riuscire o meno a mantenere nel tempo questo tipo di abitudine alimentare. A mostrarlo sono i risultati di un ampio studio di associazione genomica (Genome-Wide Association Study, GWAS) pubblicato su Plos One.

Il gruppo di ricercatori che ha condotto le analisi è partito dall’idea che ci fossero diverse “prove” a favore di quella che poi è diventata la loro tesi nel corso dello studio: per esempio, nonostante il numero crescente di evidenze scientifiche a sostegno del fatto che un’alimentazione basata principalmente su prodotti di origine vegetale possa avere dei benefici per la salute (soprattutto per quanto riguarda il rischio di insorgenza di malattie cardio-vascolari), il numero di persone che osserva una dieta strettamente vegetariana rimane piuttosto basso. Si parla del 3-4% della popolazione statunitense e di una percentuale simile per quanto riguarda il Regno Unito.

Tra l’altro, secondo diversi studi pubblicati in passato, circa la metà delle persone che si auto-dichiarano vegetariane consumano in realtà pesce, pollo o carne rossa. Secondo gli autori della presente ricerca, questo potrebbe essere indice del fatto che molte più persone di quelle che effettivamente lo sono desidererebbero essere vegetariane.

Per scoprire quindi se la genetica possa avere un’influenza sulla capacità di attenersi a una dieta vegetariana, il gruppo di ricerca ha analizzato i dati relativi a oltre cinquemila vegetariani “stretti” (cioè che non consumano pesce, pollo o carne rossa) e li ha comparati con quelli relativi a oltre 300 mila persone che invece non osservano una dieta strettamente vegetariana. Sia i dati sulle abitudini alimentari che quelli inerenti agli screening genetici sono stati ricavati dallo UK Biobank, una sorta di “banca di informazioni” relative a oltre 500 mila persone residenti nel Regno Unito, di età compresa fra i 40 e i 69 anni al momento del reclutamento. Tutte le persone i cui dati sono stati presi in considerazione per il presente studio sono di origine caucasica, per evitare, sottolineano gli autori, di introdurre possibili fattori confondenti collegati ad appartenenze etniche diverse.

Dalle analisi è emerso che specifiche varianti genetiche associate a tre geni, RIOK3, RMC1 e NPC1, potrebbero essere correlate con la capacità di mantenere una dieta strettamente vegetariana. Due di questi geni, tra l’altro, sembrano essere coinvolti nel metabolismo dei lipidi: “Un’area in cui i prodotti vegetali differiscono dalla carne è quella dei lipidi complessi”, spiega Nabeel Yaseen, che ha guidato lo studio ed è professore emerito di patologia presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine (Stati Uniti). “La mia ipotesi è che ci siano componenti lipidici presenti nella carne di cui alcune persone hanno bisogno. E forse le persone la cui genetica favorisce il vegetarismo sono in grado di sintetizzare questi componenti in modo endogeno.  Tuttavia – conclude Yaseen – al momento si tratta di mere speculazioni e occorre lavorare molto di più per comprendere la fisiologia del vegetarismo”.

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Plant meat, la carne del futuro è già qui

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di Stefania Carlevaro

Notizie dal mondo del #vegetarianesimo #crueltyfree #green.

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Le nuove generazioni la amano, i flexitariani la premiano e anche i carnivori cominciano a essere curiosi. Sì, perché queste polpette e salsicce assomigliano in tutto e per tutto alle altre, anche nel gusto. Ma sono fatte con proteine vegetali. E così bye bye all’inquinamento prodotto dagli allevamenti

La plant meat è il grande trend del momento. Si trova sotto forma di hamburger, cotolette, kebab, straccetti di pollo, salsicce, polpette, ragù, spezzatini: è simile nell’aspetto (e spesso anche nel gusto) alla carne vera e interessa non solo vegetariani e vegani, ma anche i cosiddetti flexitariani che sono onnivori ma tendono a ridurre sostanzialmente le proteine animali nella propria dieta. Ma non finisce qui. Ha trovato una schiera di sostenitori anche nella Gen Z sempre più interessata ad atteggiamenti alimentari rispettosi dell’ambiente.

La finta carne

Chiamata anche plant based o semplicemente fake, la finta carne è ottenuta da proteine vegetali e il motivo per cui coinvolge così tante persone di estrazione e interessi diversi è che è green: non proviene da allevamenti, è comunque ricca di proteine e porta a una riduzione dell’impatto sull’ecosistema.

«I nostri numeri parlano da soli» racconta Marta Residori, marketing & comunications manager Italia per Planted (eatplanted.com), start up svizzera con sede a Kemptthal (Zurigo) che dal 2019 produce alternative vegetali alla carne e conta un reparto di ricerca e sviluppo molto innovativo. «Per il nostro planted chicken utilizziamo il 46% di acqua in meno ed emettiamo il 74% di CO2 in meno rispetto al petto di pollo di allevamento. Possiamo calcolare l’impatto effettivo perché siamo responsabili di tutto il ciclo della produzione, dal seme fino alla distribuzione sugli scaffali e usiamo solo ingredienti europei: quattro in tutto».

I meat alternative disponibili sul mercato

Le proposte si moltiplicano: si possono avere prodotti già ricettati o naturali, da preparare in casa, frozen o freschi. È importante però controllare la lista degli ingredienti in etichetta. I primi meat alternative erano soprattutto a base di soia, ora si utilizzano molto le farine di pisello.

La base parte dalle proteine estratte dai legumi (farine e fibre) che vengono riadattate per avere un aspetto simile alla carne. Poi si aggiungono grassi vegetali, indispensabili per dare morbidezza, come burro di cacao, olio di colza, cocco o girasole o anche industriali (come i mono e digliceridi degli acidi grassi indicati con la sigla E471). La lista degli ingredienti può essere più o meno lunga e comprende altri tipi di farine (come proteine di riso integrale, avena, fagioli mungo).

Nelle versioni già pronte da consumare si aggiungono poi spezie, limone, aromi e spesso barbabietola: conferiscono alla plant meat colore e gusto il più simili possibile a una bistecca, un hamburger o una salsiccia. La sfida naturalmente è la riduzione degli ingredienti, senza perdere la promessa del gusto e del sapore della carne.

Il pesce vegetale

Altri due fattori importanti da considerare sono il valore calorico (in genere più elevato) e il prezzo. Ma i fake non si limitano alle alternative della carne, il nuovo mercato è il pesce con l’arrivo del tonno vegetale e dei bastoncini preparati con i fiocchi di riso.

La prossima grande scommessa sarà la cultured meat, cioè la carne in provetta, prodotta a partire dalle cellule staminali del tessuto muscolare dei bovini e nutrite in laboratorio per moltiplicarle con gli stessi mangimi utilizzati per gli animali. In poche settimane la carne sintetica è pronta e basta darle l’aspetto di quella vera.

Sarà questo il futuro della green meat? Per ora il processo è ancora in fase di studio perché lungo e costoso. E poi mancano ancora le autorizzazioni dell’organismo Ue per la sicurezza alimentare.

Proteggere l’ambiente con le scelte alimentari: come si fa?

Allo scopo di divulgare il pensiero etico vegetariano riportiamo notizie dal web.

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https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/proteggere-lambiente-con-le-scelte-alimentari-come-si-fa

Poche semplici regole per ridurre l’impronta ecologica della nostra dieta, dal consumo di carne alla spesa anti-spreco.

Come posso prendermi cura quotidianamente della mia salute e di quella dell’ambiente con le mie scelte a tavola? Una dieta sana e sostenibile dipende dalle singole scelte che compiamo ogni giorno e, anche se può sembrare strano, ciò che scegliamo di mettere nel piatto può influenzare l’inquinamento di acqua e suolo e persino la deforestazione.

Per esempio, la scelta di ridurre il consumo di carni (soprattutto di origine bovina), latte e latticini permette di ridurre la nostra personale impronta di carbonio – il nostro contributo alla produzione di gas serra – di circa due terzi. Un cambiamento piccolo se riferito a un singolo individuo, ma con una potenzialità enorme se riportato in uno scenario globale dove tutti compiono scelte sane e sostenibili.

Dal punto di vista pratico si tratta in estrema sintesi di consumare più frutta e verdurameno carne e zuccheri. Oltre a queste indicazioni è opportuno evitare o limitare notevolmente l’utilizzo di prodotti industriali elaborati (per esempio burger vegetariani).

Un esempio può aiutare a capire meglio. Una dieta giornaliera bilanciata in termini di macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati) e di circa 2.000 chilocalorie ha un peso sull’ambiente estremamente diverso se contiene o non contiene carne. Nel caso di un menù vegetariano infatti, l’impronta ecologica (17,3 m2 globali), l’impronta idrica (2.793 litri) e l’impronta di carbonio (2.549 g CO2eq) quasi si dimezzano rispetto a quelle calcolate in un menù con la carne (rispettivamente 30,9 m2 globali, 4.672 litri e 5.803 g CO2eq).

E poi attenzione alla spesa. Leggendo con occhio vigile le etichette è possibile ottenere informazioni importanti su come e dove un alimento è stato prodotto e su come conservarlo al meglio per poterlo consumare in tutta sicurezza ed evitare di farlo andare a male, organizziamo bene i prodotti in frigorifero e nella dispensa per temperature e date di scadenza. Infine, una programmazione dei menù è un metodo semplice ed efficace per non sprecare cibo e acqua.

Sesso, i vegani lo fanno meglio? Smetterai di mangiare carne

Il veganesimo è uno stile di vita e incide anche sul sesso: evitare le proteine della carne ha grandi vantaggi sotto le lenzuola, ecco i benefici.

Diritti riservati supereva.it 21 ottobre 2021 – Google images

Patrizia Vaier®️ Informazione

Essere vegani significa abbracciare un vero e proprio stile di vita che si riflette non solo sull’alimentazione, la cosmesi o l’abbigliamento, ma anche sul sesso. La dieta vegana continua a spopolare grazie ad una sempre maggiore presa di coscienza sulla sostenibilità dei nostri consumi a tavola, come in fatto di vestiti o prodotti per la bellezza e sull’azzeramento dello sfruttamento degli animali.

Sembra però che convertirsi al veganesimo abbia anche grandi benefici sotto le lenzuola partendo da un assunto comprovato: i vegani hanno molta più energia derivante da frutta, verdura, legumi e cereali, dunque anche a letto hanno una resistenza maggiore.

Lo dimostrava uno spot del 2017 censurato durante il Superbowl in cui effettivamente si diceva che l’orgasmo arriva molto prima in una coppia non vegana rispetto a chi invece evita del tutto le proteine della carne (e non solo). Il motivo è presto detto: le fibre contenute nei vegetali rilasciano energia gradatamente rispetto ai carboidrati raffinati e contribuiscono ad allungare le performance amatorie.

Senza contare che un regime alimentare a base di vegetali aumenta i livelli del cosiddetto ormone della felicità, la serotonina: avere un umore alto contribuisce a vivere il sesso con più trasporto. Inoltre diversi sono i cibi vegan-friendly che stimolano la libido: basti pensare alle mandorle, la banana, gli asparagi, il peperoncino o lo zenzero (qui gli altri alimenti che assicurano un’ottima “tenuta” all’uomo).

Come sappiamo, una dieta ricca di carne potrebbe facilitare l’insorgenza di malattie cardiovascolari che a loro volta si riflettono anche sull’apparato riproduttivo portando a disfunzione erettile: “Mangiare più frutta e verdura migliora decisamente la circolazione sanguigna, che – a sua volta – migliora le funzioni sessuali”, fa infatti notare Insider.

Anche dal punto di vista femminile la dieta vegana comporta enormi benefici in termini di miglioramento della circolazione sanguigna: il clitoride, infatti, risulterà molto più sensibile al tatto…

Se tutti fossimo vegani ci sarebbe un drastico calo dei gas serra: “Emissioni bloccate per 30 anni”

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Grazie a un modello matematico due scienziati hanno determinato che una dieta vegana globale farebbe crollare le emissioni di gas a effetto serra in atmosfera.
A cura di Andrea Centini

Se tutta l’umanità iniziasse a seguire una dieta esclusivamente basata su alimenti di origine vegetale – dunque una dieta vegana – le concentrazioni di gas a effetto serra in atmosfera verrebbero abbattute in modo significativo nel giro di pochi decenni, con un effetto paragonabile alla riduzione del 70 percento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) previste entro il 2100. I benefici per il pianeta, la biodiversità, gli ecosistemi e ovviamente anche per la nostra specie sarebbero enormi. L’agricoltura animale ha infatti un impatto talmente significativo sul riscaldamento globale che, eliminandola, si fornirebbe ben il 52 percento della riduzione netta di emissioni necessaria per contenere l’aumento della temperatura media entro i 2° C rispetto all’epoca preindustriale. Si tratta della soglia minima raccomandata dagli esperti per evitare le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici (la soglia ideale è 1,5° C). In parole semplici, una dieta vegana universale rappresenterebbe un vero e proprio “salvavita” per tutti, animali e uomini.

A determinare i vantaggi di un’alimentazione esclusivamente basata su prodotti di origine vegetale sono stati i due scienziati americani Michael B. Eisen e Patrick O. Brown: il primo è docente presso il Dipartimento di Biologia Molecolare e Cellulare – Howard Hughes Medical Institute dell’Università della California di Berkley; il secondo è professore emerito al Dipartimento di Chimica dell’Università di Stanford. La ricerca è stata condotta sulla base del drammatico impatto degli allevamenti e della zootecnia sul riscaldamento globale; basti pensare che venti delle più grandi aziende zootecniche al mondo emettono più CO2 di quella di Paesi industrializzati come la Francia e la Germania, come rilevato dal rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021”. I problemi sono legati anche all’occupazione del suolo per i pascoli / foraggi e alle emissioni dirette del bestiame, metano e protossido di azoto, che sono tra i principali catalizzatori dell’effetto serra assieme all’anidride carbonica. Per questa ragione i due scienziati si sono chiesti quale sarebbe l’effetto sui cambiamenti climatici se si decidesse di eliminare del tutto (gradualmente o istantaneamente) l’agricoltura animale e si iniziasse a seguire una dieta vegetale a livello globale.

Attraverso un modello matematico hanno predisposto quattro scenari differenti: eliminazione immediata di tutta l’agricoltura animale e passaggio a una dieta vegetale; transizione di 15 anni più graduale (e realistica) verso una dieta vegana globale; eliminazione immediata della sola carne bovina e transizione graduale di 15 anni con eliminazione della sola carne bovina. Dalla simulazione è emerso un abbattimento significativo delle emissioni di gas a effetto serra in atmosfera in qualunque scenario, un risultato in grado non solo di avvicinarci all’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media entro i 2° C, ma anche di farci liberare più agevolmente dei combustibili fossili, permettendo una transizione verso le energie rinnovabili meno traumatica soprattutto ai Paesi in via di sviluppo.

World Vegan Day: dal 2019 a oggi cresce del 59% la richiesta di ortofrutta

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Nell’ultimo anno triplicano le promo di prodotti vegani, la ricerca di frutta e verdura aumenta del 59% mentre crollano del 38% le ricerche di carne dal 2019 a oggi: dato che fa riflettere visto che nella seconda metà del XX secolo il consumo di carne è quintuplicato a livello mondiale. Questi alcuni dei dati emersi dalla ricerca di Tiendeo.it in occasione del World Vegan Day che si celebra il 1 novembre. Alla base la consapevolezza dei consumatori di ricercare prodotti meno impattanti sull’ambiente, sia a livello di deforestazione, di CO2 emessa che di consumo idrico: secondo l’Unesco, ad esempio, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi

Dalla Redazione

Aumenta sempre più il numero delle persone che decidono di convertirsi a un regime alimentare vegetariano o vegano. Di queste, la maggior parte sono spinte da ragioni etiche e ambientaliste, al fine di contrastare le conseguenze della produzione globale dei prodotti animali sul pianeta. Infatti, secondo i dati della FAO, nella seconda metà del XX secolo, il consumo di carne si è moltiplicato per cinque a livello mondiale (1950: 45 milioni di t/anno, 2000: 233 milioni di t/anno).

In occasione del World Vegan Day, che si celebra il giorno 1 di novembre, Tiendeo.it, compagnia leader nei servizi drive-to-store per il settore retail ed esperti in cataloghi digitali, ha preso in esame i dati degli ultimi tre anni relativi alle ricerche di carne e di frutta e verdura, oltre a quelle specifiche di prodotti vegani. I risultati sono uno specchio della tendenza globale, che promuove un consumo responsabile di prodotti a base di carne, recuperando abitudini alimentari che includano alternative vegetariane e al tempo stesso nutritive.

Crescono le ricerche di frutta e verdura, diminuiscono quelle della carne. Da un’analisi dei dati relativi agli ultimi tre anni infatti, si registra un aumento del 59% rispetto al 2019 di ricerca di frutta e verdura. Tendenza che già si delineava in modo chiaro nel 2020, con un aumento del 53% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece la carne, nel 2020 si è registrata una diminuzione del 7% nelle ricerche dei consumatori, mentre nel 2021 il salto è stato decisamente importante, con un crollo del 38% rispetto ai dati del 2019.

Parallelamente, le offerte di prodotti vegetariani e vegani triplicano nell’ultimo anno: sono in molti i consumatori che introducono alimenti vegetariani e vegani all’interno della propria alimentazione, e i retailer lo sanno, sono infatti sempre più presenti offerte di prodotti vegetariani e vegani all’interno dei volantini dei retailer. Inoltre, la tendenza a ricercare prodotti vegetariani e vegani è trasversale tra la popolazione italiana. L’analisi svolta da Tiendeo si basa sull’intervallo di dati da gennaio 2020 a settembre 2021, e il grafico mostra chiaramente il cambio di scenario a cui stiamo assistendo: mettendo a confronto ad esempio settembre 2020 e settembre 2021, la crescita di promo di prodotti vegetariani e vegani è del 182%.

A generare preoccupazioni è soprattutto l’impronta idrica della produzione di prodotti animali (ovvero il volume totale di acqua dolce impiegata per produrre un prodotto). Per prendere due estremi, l’impronta idrica data dalla produzione di carne di manzo è di 15.400 litri per kg, mentre quella del pomodoro è di 200 litri per kg. Secondo l’Unesco-IHE Institute for Water Education, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi. Ma non è tutto, perché vi sono ripercussioni anche sulla deforestazione, la degradazione del suolo e sulle di emissioni di CO2. Per avere un’idea dell’impatto delle nostre abitudini alimentari sulla produzione di gas serra, basta pensare che le principali 20 aziende zootecniche del mondo emettono in totale 932 milioni di tonnellate di CO2, ovvero più di quanto emesso da stati come Regno Unito, Germania o Francia (la Germania, il più inquinante, ne produce 902 (Meat Atlas 2021). Sono dati che fanno riflettere e che stanno portando a uno spostamento degli interessi dei consumatori, dettati da scelte responsabili in fatto di consumi e alimentazione.

Copyright: Fruitbook Magazine

Il collagene hi tech per una pelle più tonica ed elastica

Ogni diritto è riservato. Proprietà di https://www.vogue.it/bellezza/article/collagene-viso-contorno-occhi-medicina-estetica-vegano

Inizia una nuova era in fatto di medicina estetica. Quella del collagene viso, ma anche mani e contorno occhi “biotech” estratto dai filamenti della bava dei bachi da seta (e non più di origine bovina, suina o equina), che sono allevati in Giappone secondo altissimi standard e nutriti con un particolare gelso, nel rispetto dei criteri dell’alimentazione biologica. “Viene tutelato il ciclo biologico del baco”, spiega Massimiliano Tocchio, medico estetico a Bergamo. “Significa che, una volta che tesse il bozzolo, non viene soppresso, ma purificato per essere utilizzato in diversi ambiti medici: estetico, ortopedico e anche veterinario, per il trattamento di stomatiti e disturbi oculari degli animali. Visto il livello di purificazione, il rischio di innescare reazioni allergiche e di sensibilizzazione è praticamente pari a zero ed è considerato vegan e cruelty free, al contrario del collagene fino adesso più conosciuto, che è di origine, bovina, suina ed equina”. Insomma un trattamento di medicina estetica che mette d’accordo tutti, compresi animalisti, vegetariani ed ecologisti.

Veniamo all’applicazione. Può essere iniettato per dare tono e compattezza alla pelle e favorire la formazione di fibre elastiche già presenti in natura all’interno della cute. “Non svolge l’azione
volumizzante dell’acido ialuronico ma è un ottimo biostimolante per la texture cutanea”, continua il medico estetico. “Il protocollo standard prevede 3 sedute, ciascuna a distanza di un mese l’una dall’altra e può essere abbinato anche alle iniezioni di botox, dall’azione distensiva o di filler”. 

Di solito il collagene biotech si infiltra con una microcannula (perfetto come collagene viso, ma anche mani e décolleté a tutte le età), in modo da poter eseguire pochi punti di accesso e ridurre, quindi, il rischio di lividi. Per correggere le rughe sottili, come quelle della zona del contorno occhi, si ricorre invece a un ago ad hoc. 

“L’effetto non è immediato ma progressivo e long lasting: è efficace anche per idratare e levigare le labbra, nonché per attenuare le cicatrici da acne, perché stimola nuovo collagene”, precisa Tocchio. “Il livello di sicurezza di questa metodica è molto elevato: il baco da seta è esente da malattie trasmissibili agli esseri umani, cosa che non si può escludere per gli altri ‘tipi’ di collagene e i suoi filamenti son sottoposti a un processo di purificazione chimica che raggiungono una biocompatibilità del 99 per cento”. 

Inizia una nuova era in fatto di medicina estetica. Quella del collagene viso, ma anche mani e contorno occhi “biotech” estratto dai filamenti della bava dei bachi da seta (e non più di origine bovina, suina o equina), che sono allevati in Giappone secondo altissimi standard e nutriti con un particolare gelso, nel rispetto dei criteri dell’alimentazione biologica. “Viene tutelato il ciclo biologico del baco”, spiega Massimiliano Tocchio, medico estetico a Bergamo. “Significa che, una volta che tesse il bozzolo, non viene soppresso, ma purificato per essere utilizzato in diversi ambiti medici: estetico, ortopedico e anche veterinario, per il trattamento di stomatiti e disturbi oculari degli animali. Visto il livello di purificazione, il rischio di innescare reazioni allergiche e di sensibilizzazione è praticamente pari a zero ed è considerato vegan e cruelty free, al contrario del collagene fino adesso più conosciuto, che è di origine, bovina, suina ed equina”. Insomma un trattamento di medicina estetica che mette d’accordo tutti, compresi animalisti, vegetariani ed ecologisti.

Veniamo all’applicazione. Può essere iniettato per dare tono e compattezza alla pelle e favorire la formazione di fibre elastiche già presenti in natura all’interno della cute. “Non svolge l’azione
volumizzante dell’acido ialuronico ma è un ottimo biostimolante per la texture cutanea”, continua il medico estetico. “Il protocollo standard prevede 3 sedute, ciascuna a distanza di un mese l’una dall’altra e può essere abbinato anche alle iniezioni di botox, dall’azione distensiva o di filler”. 

Di solito il collagene biotech si infiltra con una microcannula (perfetto come collagene viso, ma anche mani e décolleté a tutte le età), in modo da poter eseguire pochi punti di accesso e ridurre, quindi, il rischio di lividi. Per correggere le rughe sottili, come quelle della zona del contorno occhi, si ricorre invece a un ago ad hoc. 

“L’effetto non è immediato ma progressivo e long lasting: è efficace anche per idratare e levigare le labbra, nonché per attenuare le cicatrici da acne, perché stimola nuovo collagene”, precisa Tocchio. “Il livello di sicurezza di questa metodica è molto elevato: il baco da seta è esente da malattie trasmissibili agli esseri umani, cosa che non si può escludere per gli altri ‘tipi’ di collagene e i suoi filamenti son sottoposti a un processo di purificazione chimica che raggiungono una biocompatibilità del 99 per cento”. 

Veg statistiche

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Patrizia

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Roberto La Pira

Vegetariani e vegani, in Italia sono oltre l’8% della popolazione. I dati del rapporto Eurispes

Quasi una persona su dieci, in Italia, è vegana o vegetariana. Lo rivelano i dati del Rapporto Italia 2021 di Eurispes, giunto quest’anno alla 33° edizione e presentato lo scorso 13 maggio. Secondo i risultati dell’indagine annuale vegetariani e vegani sono infatti l’8,2% della popolazione. Si tratta di un dato in leggero calo rispetto al 2020, quando erano l’8,9% del totale (la percentuale più alta mai registrata), ma ancora sopra la media del periodo che va dal 2014 ad oggi (7,5%).

Per quanto riguarda i vegetariani, le persone che hanno dichiarato di esserlo sono il 5,8% della popolazione, mentre i vegani sono il 2,4%. A scegliere un regime vegetariano sono più le donne rispetto agli uomini (6,9% contro il 4,7%). Tra i vegani, invece, la situazione è ribaltata: gli uomini sono il 2,7% contro il 2% delle donne. C’è anche chi afferma di non seguire attualmente una dieta priva di prodotti animali, ma di averlo fatto in passato: sono il 6% degli uomini e il 7,3% delle donne. Un dato che non sorprende, considerando che ogni anno il numero di vegetariani e vegani rilevato oscilla.

Continua a leggere su 👉 https://ilfattoalimentare.it/vegetariani-vegani-eurispes.html

Vegetarianismo. Una scelta etica, di gusto e di salute.

https://www.fondazioneveronesi.it/

Chi può trarre beneficio da una dieta vegetariana? Come fare a meno delle proteine animali? Si può crescere un bambino senza carne? E se si eliminano anche le uova? Abolire la carne significa avere bisogno di integratori? La cucina vegetariana è complicata? E se si mangia fuori casa?

Il vegetarianismo è ancora un tema scottante. L’idea piace a moltissime persone attente alla salute e il numero di chi conosce l’importanza di una dieta ricca di frutta e verdura e povera di grassi animali aumenta ogni giorno. Eppure, nonostante la diffusione di informazioni attendibili di facile accesso, questa scelta crea ancora distorsioni, dubbi e paure a cui medici e scienziati hanno il compito di rispondere.

LA GUIDA DEFINITIVA ALLE MIGLIORI SNEAKERS VEGANE

Ogni diritto è riservato a:

https://vegnews.com/2021/6/the-ultimate-guide-to-the-best-vegan-sneakers

📌 Riporto l’articolo perché può essere di grande aiuto a chi è in cammino verso la cruelty free.

Sandali con il cinturino, alti con plateau, stivali al ginocchio…

Anche se tutte queste opzioni di calzature sono fantastiche quando arriva un’occasione speciale, nessuna batte la versatilità di un buon paio di scarpe da ginnastica. Scarpe da ginnastica leggere, scarpe grosse alla moda e slip-on basic aggiungono il loro tocco speciale a un outfit di tutti i giorni. Che tu stia percorrendo le strade della città per un’intera giornata di commissioni o preparandoti per una serata fuori con i tuoi migliori amici, puoi sempre affidarti alle scarpe da ginnastica di base per risolvere il tuo dilemma del guardaroba. Tuttavia, per coloro che cercano materiali adatti ai vegani, può essere difficile trovare un paio senza materiali dispendiosi e crudeli come pelle, plastica e colla a base animale. Fortunatamente, mentre il mondo della moda si rivolge lentamente a un approccio più eco-consapevole e rispettoso degli animali, ci sono più opzioni che mai per alimentare le tue abitudini di acquisto (vegano). Con artisti del calibro di Nike , Adidas e persino Gucci creano versioni veganizzate dei loro stili iconici, è ora di mettere la sneaker vegana sulla mappa. Continua a leggere per 15 sneakers vegane davvero eleganti adatte a qualsiasi stato d’animo o evento. 

SAYE Modelo ’89 Vegan Lima, $160

Utilizzando pelle di mais, bambù e materiali termoplastici riciclati recuperati dalle fabbriche automobilistiche, la prima sneaker vegana del marchio spagnolo SAYE è un sogno retrò che diventa realtà (è disponibile anche in altri colori pastello come blu, giallo, salmone e lilla). Il marchio di tre anni è focalizzato sul diventare un marchio a rifiuti zero mentre lotta per condizioni di lavoro eque e combatte la deforestazione piantando due alberi per ogni sneaker venduta. 
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VegNewsAvreSneakers

Scarpa AVRE Infinity Glide, $ 145

L’AVRE (che sta per Authentic, Versatile, Responsible e Empowered) di proprietà delle donne sta portando l’eco-friendly a un livello superiore con le sue eleganti sneakers realizzate con bottiglie d’acqua riciclate. La slip-on Infinity Glide del marchio con sede nella California meridionale è super comoda, resistente e lavabile, quindi la tua prossima escursione all’aperto o gita di un giorno intero al centro commerciale sarà un gioco da ragazzi.
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VegNewsCariumaSneakers

CARIUMA IBI Maglia, $ 98

Il comfort incontra lo stile in queste sneakers stringate unisex di CARIUMA, con sede a Rio de Janeiro. L’etica della qualità rispetto alla quantità del marchio si riflette in questo stile facile da indossare e lavabile in lavatrice realizzato con bambù, sughero, PET riciclato, bottiglie di plastica e canna da zucchero. E l’azienda pianta persino due alberi nella foresta pluviale brasiliana per ogni scarpa venduta. Ora, se solo potessimo decidere con quale colore correre. 
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VegNewsSeaVeesSneakers

Piattaforma per sneaker SeaVees Monterey, $ 110

Fondata negli anni ’60 e rivitalizzata negli anni ’00 da Steven Tiller, SeaVees è responsabile del posizionamento delle scarpe da ginnastica come scarpe di tutti i giorni nella moderna società americana (all’epoca era principalmente per la palestra o un’opzione solo per bambini). SeaVees ora offre una varietà di stili vegani tra cui queste sneakers stringate con plateau in adorabili stampe come fragole o pianeta Terra. È quasi troppo carino da indossare… quasi!
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VegNewsSoludosSneakers

Sneaker vegana Soludos Yebo, $ 139

Il favorito delle celebrità Soludos crede che ogni passo sia importante, motivo per cui il marchio con sede a New York ha recentemente lanciato la sua prima sneaker in pelle vegana realizzata con gomma e sughero riciclati. Il comodo Yebo foderato in gommapiuma è disponibile in quattro colori classici tra cui il bianco semplice, il blu navy sofisticato, il vino chic e le opzioni rosa femminile. 
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VegNewsVansSneakers

Vans Eco Theory autentica SF, $ 70

La classica scacchiera Vans si rinnova nel rispetto dell’ambiente nella nuova collezione Eco Theory dell’iconico marchio di skate. Con un’enfasi sull’utilizzo di materiali di provenienza responsabile, Vans utilizza cotone coltivato biologicamente certificato dal Global Organic Textile Standard, canapa antimicrobica che richiede meno acqua per crescere e gomma naturale senza petrolio per suole che mantengono la stessa presa del marchio stili più antichi.
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VegNewsElla&WittSneakers

Sneaker Ella & Witt Goodall, $ 210,85

I fondatori Birgit e Torsten Lasar hanno chiamato l’etichetta tedesca Ella & Witt in onore di due dei residenti nel loro santuario degli animali locale, Gander Ella e la mucca Frau Witt. Prodotta eticamente in Portogallo, la sneaker vegana Goodall, creata con pelle di mais, è un sogno instagrammabile con la sua combinazione di colori vivaci e l’esterno grosso. Prendi il tuo paio di jeans preferiti e una maglietta bianca per il massimo della vestibilità da ragazza cool.
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VegNewsLaneEightSneakers

Lane Eight Trainer AD-1, $ 110

Fondata dai fratelli James e Josh Shorrock, Lane Eight offre calzature eleganti per chi è sempre in movimento. Con oltre 10 colori diversi tra cui un design tie-dye Pride in edizione speciale, questa scarpa da ginnastica leggera presenta un’intersuola in schiuma a base di alghe, tomaia in maglia riciclata e rivestimento in microfibra vegana. Lezione di ciclismo o corsa all’aperto? Avrai solo bisogno di questa scarpa per tutte le tue avventure attive. 
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VegNewsVejaSneakers

Veja V-12 B-Mesh, $ 140

Dopo una visita a una fabbrica di fast fashion in Cina, i fondatori Sebastien Kopp e Francois-Ghislain Morillion sapevano di voler creare un marchio incentrato sulla responsabilità sociale, il commercio equo e la sostenibilità. Entra, il famosissimo marchio francese VEJA preferito dalle celebrità. Aggiungi un tocco di colore a qualsiasi outfit di base con queste scarpe completamente vegane realizzate con gomma amazzonica, scarti di riso e bottiglie di plastica riciclate.  
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VegNewsAdidasSneakers

Sandali Adidas by Stella McCartney Ultraboost, $210

L’iconica stilista eco-consapevole Stella McCartney ha collaborato con l’azienda tedesca di abbigliamento sportivo nel 2005 e da allora ha creato design divertenti e innovativi pensati per ispirare chiunque li indossi. Caso in questione: l’Ultraboost (realizzato con materiali plastici riciclati) è funzionale ma elegante per tutti i fanatici dell’allenamento. Il marchio di abbigliamento e scarpe offre anche versioni veganizzate dei suoi stili popolari, Samba e Continental 80.
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VegNewsGoodNewsSneakers

Buone notizie Palm Ombre Tie Dye High-Top, $ 174

Aggiungi un po’ di divertimento al tuo guardaroba con queste scarpe tie-dye con plateau del marchio di calzature britannico Good News. Questa coppia color pastello è realizzata con suole in gomma riciclata, coloranti non pericolosi, tela di canapa e cotone organico, il che significa che è una buona notizia per il pianeta. Abbina un semplice vestito bianco a questa scarpa grossa per un’invidiabile divisa estiva.
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VegNewsGucciSneakers

Sneaker Gucci Rhyton, $ 790

L’iconica casa di moda Gucci sta finalmente entrando nel gioco della pelle vegana con il rilascio della sua prima linea di sneakers senza animali. Realizzata in Demetra, un’alternativa in pelle creata dal 77% di materie prime a base vegetale come polpa di legno e viscosa, la sneaker Rhyton ha la stessa finitura morbida dei modelli in pelle del marchio.   
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VegNewsLociSneakers

Sneaker vegana Reed x Løci, $ 160

L’attrice vegetariana Nikki Reed ha collaborato con il marchio di lusso sostenibile Løci per lanciare una linea di quattro sneakers vegane, che sono state incluse nelle borse regalo nominate agli Oscar di quest’anno . La sneaker low-cut traspirante è disponibile in bianco, beige, salvia o giallo ed è realizzata con materiali riciclati al 100% tra cui sughero, gomma e plastica oceanica riproposta. 
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VegNewsKumiSneakers

Sneaker KUMI Classic KS, $ 121

Stanchi del loro lavoro dalle nove alle cinque, i co-fondatori Sergio Carvajal de Con e Alexandra Pardo Gómez del Cerro hanno seguito le loro passioni per creare il marchio vegano sostenibile KUMI. Con un design ispirato agli skater della vecchia scuola, queste sneakers leggere e antiscivolo sono disponibili in sei diverse colorazioni e aggiungono un look sporty-chic a ogni vestibilità. Inoltre, ogni paio è realizzato con sughero riciclato e bottiglie d’acqua in plastica per una sensazione ecologica e traspirante.
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VegNewsVessiSneakers

Scarpe da ginnastica per tutti i giorni Vessi, $ 135

Con il suo materiale in maglia impermeabile brevettato, Vessi, con sede a Vancouver, mette alla prova l’innovazione. Questa sneaker vegana resistente alle intemperie presenta un maggiore supporto per l’arco plantare ed è perfetta da portare in vacanza o da portare in macchina per qualsiasi avventura la giornata possa riservare. 
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VegNewsSoiLLSneakers

So iLL x On The Roam Yaya Lavender Roamer, $ 109

Il marchio di abbigliamento da arrampicata So iLL ha collaborato con Aquaman e l’ attore di Game of Thrones Jason Momoa per progettare queste scarpe vegane dai colori vivaci. La scarpa bassa e stringata presenta una tomaia in cotone organico, suola in gomma e una soletta realizzata da BLOOM Foam, un’azienda che trasforma le fioriture di alghe dannose in materiali sostenibili. 
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